La cosa più deliziosa non è non aver nulla da fare: è avere qualcosa da fare, e non farla.

giovedì 17 giugno 2010

Stambugio mentale

È successo di nuovo, ho passato il 15 giugno buttato sul divano. Ho ucciso il tempo leggendo un Dylan Dog e giocando a scacchi. Non facendo nulla di ciò che la società ritiene produttivo e mi sento in colpa.Non che gli scacchi non siano importanti, ma le possibilità di ritrovarsi a giocare una partita con la morte, come fece Antonius Block, sono remote.Ho sempre pensato di dare poca importanza alle convenzioni imposte dalla società e ora non riesco a giustificare questo senso di colpa che mi attanaglia. Non ho commesso nessun crimine, ho semplicemente cazzeggiato. Perchè sapere eseguire un western blot alla perfezione dovrebbe essere più importante di un arrocco ben fatto? Qualche stolto potrebbe sostenere che il western ti farà guadagnare soldi e gli scacchi, a meno che tu non sia un fenomeno, no.Gli scacchi non mi porteranno soldi, ma di certo aver battuto il mio rivale 10 a 0 oggi, ha accresciuto,come dicono i nerd,il mio e-penis.Ma il problema di fondo non riguarda l'importanza delle attività svolte, ma una lacuna nella comunicazione che c'è alla base. Ora vi spiego meglio. Comunicazione tra la mia testa e la mia volontà. Quante volte ho detto "da domani inizierò a prendere il toro per le corna, darò una svolta alla mia vita", ma alla fine è sempre la solita merda. Una vita di rimpianti,di occasioni perse, non solo per mancanza di forza di volontà e di comunicazione, ma anche per vigliaccheria. Spesso non sono riuscito a dire quello che volevo dire, nella mia vita. A volte mi sono esposto, a volte no. Ma non mi è andata mai bene.
Quella volta lei mi chiese una ragione per scegliere me, cosa potevo offrirle di diverso dal ragazzo. Io non dissi nulla. Sono stato zitto e l'ho lasciata andare. Mi sembrava la cosa più giusta e rispettosa da fare. Per rispettare una persona a me sconosciuta e di cui non me ne fregava un cazzo. Ma ho sbagliato. Giusto sarebbe stato lottare, tirar fuori le palle e dirle che ero stanco di quella situazione,che non mi andavano più bene gli incontri sporadici lontani dallo sguardo di occhi indiscreti. Ormai volevo fosse solo mia, volevo vivere la quotidianità con lei. Avrei dovuto dirle di scegliere me e rispondere a quella fottuta domanda.Ma non l'ho fatto. E pensarci ora, non fa nessuna cazzo di differenza. Potrei raccontare di quel pomeriggio d'estate, o di quel giorno al liceo. Ma è sempre la stessa storia. Occasioni perse.

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2 commenti:

Cello ha detto...

Leroy Jenkins?

Jenkins ha detto...

Jenkins l'assistente di Bloch.Non Marc Bloch lo storico ma l'ispettore Bloch di Scotland Yard.